Napoli - Vomero: la culla della Lombardo film a 120 anni dalla nascita Il declino: da ’Cinecittà di Napoli’ a quartiere del fast food

20 novembre 2024 - ore 20,03
vomero_via_cimarosa_182_targa_lombardo_film.jpgVomero via Cimarosa 182 targa Lombardo film               " Il Vomero, nei libri sulla storia del capoluogo partenopeo, viene ricordato come la “Cinecittà di Napoli”, visto che, agli inizi del novecento, proprio nel quartiere collinare partenopeo si trovavano ben due stabilimenti di produzione cinematografica. La “Partenope film” fondata nel 1910 dai fratelli Troncone, in una villetta posta in via Solimena, considerata la prima manifattura cinematografica napoletana e la “Lombardo Film” , rilevata da Gustavo Lombardo e da cui sarebbe poi nata la “Titanus”, in via Cimarosa 182, come ricorda una lapide apposta sulla facciata de fabbricato. A latere di questa attività di produzione, sempre al Vomero, cominciarono anche a proliferare le sale cinematografiche, che arrivarono a otto, a partire dalla prima, l’Ideal, che sorse in via Scarlatti nel 1913 nei locali che attualmente ospitano un noto megastore. Successivamente aprirono altri sette cinema: l'Ariston, il Bernini, il Colibrì, l'Arcobaleno, l'Orchidea, il Plaza e l'America. Oggi sono rimasti sono gli ultimi due “. A ricordare le antiche tradizioni cinematografiche del quartiere collinare partenopeo è Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari, già presidente della Circoscrizione, in occasione delle manifestazioni per festeggiare i 120 anni dalla nascita della casa cinematografica fondata da Gustavo Lombardo

                  " A distanza di poco più di un secolo - afferma Capodanno -, scomparsi da tempo i luoghi di cultura che lo avevano reso famoso, anche per la presenza di grandi artisti del passato, a molti dei quali sono state dedicate strade e piazze, il Vomero si va sempre più caratterizzando quale "quartiere del fast food", per il proliferare di questo tipo di attività, che oramai l'intero territorio, occupando marciapiedi e isole pedonali con dehors, gazebo, ombrelloni, tavolini e sedie ".

               " Vero è - puntualizza Capodanno - che, a seguito della crisi, incrementata anche dal sempre più frequente ricorso all'e-commerce, molte attività al minuto, esercitate in passato da commercianti di tradizione, che si tramandavano il testimone di padre in figlio, sono praticamente scomparse ma, anche per le implicazioni che comporta, questa proliferazione surdimensionata di attività legate ai pubblici esercizi, quali bar, ristoranti, pizzerie, paninoteche e quant'altro legato al settore del bere e del mangiare, crea non poche preoccupazioni pure per il forte richiamo che esercita su tanti giovani, che, specialmente nei fine settimana, invadono il quartiere collinare, con notevoli ripercussioni sulla sicurezza e sull'ordine pubblico con i tanti episodi delinquenziali alla ribalta della cronaca nera, come il recente scontro tra gruppi di giovani, avvenuto in piazza Vanvitelli ".

               " Purtroppo - aggiunge Capodanno - questa vera e propria metamorfosi del più importante settore produttivo del Vomero, quello del terziario commerciale, con circa 1.600 punti vendita su un territorio di poco più due chilometri quadrati, è stata agevolata dalla latitanza delle istituzioni preposte, Comune di Napoli in testa, che invece avrebbero dovuto attivarsi per tempo, con apposite iniziative e provvedimenti, tesi da un lato a salvaguardare le attività storiche e di tradizione, a partire da quelle con impatto sociale e culturale, come cinema e librerie, dall'altro a porre un limite a questa vera e propria esplosione di attività per la somministrazione di bevande e cibi che sta rendendo sempre più difficile la vita degli oltre 40mila napoletani che risiedono nel quartiere collinare partenopeo ".