NAPOLI: RIFIUTI GESTITI ILLECITAMENTE E IMMESSI NEL CIRCUITO DELLE MATERIE PRIME SECONDARIE. SEQUESTRATO IMPIANTO A CAIVANO.

12 dicembre 2024 - ore 09,34
1_foto_2_noe_tv_23_febbraio_2021_2_1.pngIn data odierna, nell'ambito di attività di indagine diretta da questa Procura della Repubblica, i Carabinieri del Comando Gruppo per la Tutela Ambientale e la Sicurezza Energetica di Napoli, unitamente a
personale del Comando Provinciale di Napoli, hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo, emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Napoli Nord, su richiesta di quest'Ufficio di Procura, nei confronti di una società operante in Caivano che si occupa della gestione dei rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata (plastica, carta e cartone) di 75 Comuni tra le Province di Napoli, Caserta e Salerno. Il legale rappresentante della società è ritenuto responsabile della commissione dei reati di cui agli artt. 137 (scarico abusivo di reflui industriali) e art. 256 (gestione illecita di rifiuti) del D.lvo 152/2006 del Testo Unico Ambientale.
L'attività svolta in via prevalente dalla predetta società, che si estende su una superficie di ca. 40.000 mq, è quella di recupero della carta e cartone e la successiva trasformazione in Materia Prima Seconda (MPS), o più comunemente "End of Waste".
Gli altri rifiuti ricevuti, per lo più costituiti da plastiche, vengono invece confezionati in balle, per poi essere avviati al recupero presso altri impianti e la parte non recuperabile avviata a smaltimento.
Con riferimento a tali attività di gestione, l'azienda riceve un contributo da parte dei rispettivi Consorzi di filiera, rispettivamente Co.Re.Pla. (Consorzio Recupero Plastica) e Comieco (Consorzio Nazionale per il Recupero ed il Riciclo degli imballaggi a base cellulosica) di cui costituisce piattaforma specializzata.
Le indagini - dirette da quest'Ufficio di Procura e delegate ai Carabinieri del NOE di Napoli, unitamente all'Arpa Campania - hanno consentito di accertare che l'attività di gestione dei rifiuti provenienti dalla citata raccolta differenziata, da parte dell'azienda, avveniva in difformità dell'atto autorizzativo, dichiarando come recuperati rifiuti che in realtà non lo erano e, dunque, immessi illegalmente nel circuito delle
MPS (materie prime seconde), in assenza dei requisiti di legge previsti.
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  In particolare, dalle investigazioni svolte con riferimento alla citata attività di recupero, è stato accertato che quanto classificato dall'azienda quale "End of Waste" e, dunque, potenzialmente rifiuti già sottoposti ad attività di recupero non potevano essere inquadrati tra i prodotti destinati al reimpiego, in quanto privi delle caratteristiche merceologiche richieste e ricchi di numerose impurità.
Tali rifiuti erano, peralfro, stoccati all 'esterno dei piazzali in assenza di adeguate coperture e, pertanto, esposti al dilavamento prodotto dagli agenti atmosferici, con produzione di percolamenti non controllati, confluenti direttamente in pubblica fognatura.
Le anomalie sono state riscontrate anche rispetto alle acque reflue, laddove si è rilevato che le stesse, attraverso apposite tubature e pozzi scolmatori non autorizzati, by-passavano l'impianto di trattamento depurativo chimico-fisico-biologico, confluendo direttamente nel collettore della zona ASI in assenza del previsto processo depurativo.
Nello specifico, i Carabinieri del NOE, attraverso l'uso del tracciante colorato, accertavano che il reale percorso dei reflui industriali, immessi in fognatura senza il dovuto e previsto trattamento e dunque con presenza di sostanze inquinanti, era totalmente difforme da quanto contenuto nell'atto autorizzativo della Regione Campania.
Le indagini, sviluppatesi nel corso del tempo, attraverso reiterati controlli da parte della Polizia Giudiziaria e dell'ARPA Campania, hanno consentito di documentare che l'illecita gestione delle acque reflue e dei rifiuti ha rappresentato una pratica, utilizzata al fine di risparmiare sui costi di gestione dei rifiuti e di depurazione dei reflui industriali, che avrebbe potuto provocare, se reiterata nel tempo, un grave inquinamento con un diffuso stato di contaminazione delle matrici ambientali del suolo, delle acque superficiali e delle acque sotterranee.
Nella motivazione del provvedimento cautelare reale, è stato evidenziato come la libera disponibilità del complesso societario potesse favorire la prosecuzione dell'attività illecita posta in essere, con il conseguente aggravamento dei danni ambientali.
Il GIP presso il Tribunale di Napoli Nord, come richiesto da quest'Ufficio di Procura, ha nominato un amministratore giudiziario, al quale affidare l'attività gestoria finalizzata ad assicurare il rispetto delle prescrizioni individuate dagli organi tecnici per ricondurre l'attività dell'azienda nel solco del rispetto della norma e di quanto dettato dall'atto autorizzativo.
Il predetto provvedimento cautelare reale si inserisce in una più ampia e articolata attività investigativa, diretta da questa Procura della Repubblica e condotta in modo capillare dai Carabinieri del Gruppo di Napoli del Comando Tutela Ambientale e Sicurezza Energetica, avvalendosi della preziosa collaborazione tecnica dell'ARPAC.
Tali investigazioni, tuttora in corso di svolgimento ed aventi ad oggetto le aziende ubicate in un'area particolarmente sensibile sotto l'aspetto ambientale - cd. Terra dei Fuochi, sono finalizzate ad accertare la presenza di eventuali gravi fonti di inquinamento delle matrici ambientali.
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